lunedì 23 febbraio 2009

MESSAGGIO PER LA QUARESIMA

Il Papa esorta a riscoprire il valore e le ragioni profonde del digiuno cristiano. Non si tratta di una pratica moralistica,l'osservanza scrupolosa di una legge religiosa, con il cuore lontano da Dio, come facevano i farisei. Né si tratta di "una misura terapeutica per la cura del proprio corpo", come impone una certa cultura "segnata dalla ricerca del benessere materiale". "Digiunare –afferma il Papa - giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una `terapia' per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio". Infatti,come dice Gesù "rispondendo a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto … `non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio' (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il `vero cibo', che è fare la volontà del Padre". Il digiuno del corpo si trasforma in "fame e sete diDio". E' una forma di ascesi che aiuta "ad evitare il peccato e a crescere nell'intimità con il Signore" come indicava Sant'Agostino, "che ben conosceva le proprie inclinazioni negative"che definiva "nodo tortuoso e aggrovigliato". Questa pratica ascetica diventa "un'arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Privarsi volontariamente del piacere del cibo e di altri beni materiali – sottolinea BenedettoXVI - aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d'origine, i cui effetti negativi investono l'intera personalità umana". E' quindi un invito alla sobrietà, come esorta un antico inno liturgico quaresimale: "Usiamoin modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo con maggior attenzione vigilanti". Una forma di mortificazione del proprio egoismo che, nutrita di preghiera e seguita dall'elemosina,apre il cuore all'amore di Dio e del prossimo. Infatti, il digiuno non è fine sé stesso: è scegliere "liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri". Così – rileva il Papa - "mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo". Di qui l'appello alle parrocchie e alle comunità ecclesiali a "mantenere vivo" l'atteggiamento di "accoglienza e di attenzione verso ifratelli" promuovendo "speciali collette" in Quaresima, per dare ai poveri quanto è stato messo da parte grazie al digiuno.

CATTOLICI BAMBINI




Caro Amico, noi siamo chiamati a essere cattolici duri e puri.La durezza e purezza cattolica, però, concerne la dottrina - non la prassi personale che è sempre debole e paccaminosa per definizione suquesta terra. Siamo invitati da Gesù ad essere bambini - pena l'impossibilità di entrare nel Regno dei Cieli - perciò temiamo di definirci "adulti" come certuni - per giustificare la propria disobbedienza morale e dottrinale alla Chiesa - amano definirsi.L'amore al prossimo - poi- non significa, come oggi si usa fare,cedimento e concessione alcuna sul piano dottrinale. Chi resta fermo e irremovibile sulla dottrina - cioè il cattolico - è poi pronto ad accogliere con amore l'errante, ma mantenendo fermissima la condanna senza appello dell'errore. Per amore del prossimo, quindi, si deve dire e testimoniare la verità, non sottacerla. Oggi spesso si spaccia l'accettazione delle dottrine eretiche come amore per l'errante.L'amore per l'errante (l'eretico) implica, per noi cattolici, sempre l'accoglienza della sua persona ma la confutazione senza cedimenti della sua eresia.Con cordialità don Camillo
Ripreso da una risposta di don Camillo a un visitatore del suoblog:LA VOCE DI DON CAMILLO.

LA PREGHIERA


Cari amici,
Alcuni mi scrivono lamentandosi che da tanto tempo chiedono delle grazie a Dio senza essere ascoltati. Sembra quasi che Dio sia sordo alle loro invocazioni. Ma Dio ascolta o non ascolta?
Dio ascolta sempre. Anzi, sa già ciò di cui noi abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo. A volte ci dà le grazie senza che le domandiamo. Ma noi non ci facciamo caso.
Dio ascolta sempre, ma non sempre interviene subito. "La Madonna ama farsi pregare" diceva la piccola Bernadette. Se intervenisse subito, smetteremmo di pregare. Dio ci ascolterebbe immediatamente, se non non cessassimo di pregare. La preghiera è il nutrimento dell'anima. Conservandoci nella preghiera, Dio ci fortifica nel cammino di santità.
Chiediamo a Dio con fiducia nella certezza che Lui provvederà secondo la sua sapienza e bontà. Non diamo ordini a Dio. Esponiamo i nostri bisogni e restiamo nella pace. Nessuna preghiera rimane inascoltata. In Cielo vedremo l'efficacia delle nostre preghiere che qui in terra sembravano inascoltate.
Vostro Padre Livio